Le risaiole

[Racconto di Paola Manoni]

 



Concetta lascia Ceppaloni, in provincia di Benevento, all'alba di un caldo giorno di giugno del 1883.
Sale su una diligenza che arriva già carica di alcuni passeggeri assonnati.
"E' o potere dell'Unità d'Italia" - dicono in molti - "se a panz' è sgumbra, vattin' 'e stramacchio a 'o Nord".
Per certo, la pancia di Concetta è vuota.
Se non si lavora non si mangia.
Se una donna povera è sola perché orfana e zitella - e non è nemmeno suora - allora, la situazione si fa grave.
Don Antonio, che pensa ai poverelli, ha trovato una soluzione che si chiama, per dirla in una sola parola: emigrazione.
Sicché con i soldi della prebenda ha pagato un posto su di un tiro a quattro che fa diverse soste nelle località che accolgono braccianti, operai, sguattere, sarte con il corrispettivo carico di speranza e di disperazione.
Concetta ha giusto un fagotto: la federa di un cuscino, lisa e rattoppata, in cui ha riposto qualche indumento e due fazzoletti da naso, ben ripiegati e profumati di bucato asciugato al sole.
Don Antonio le ha dato per il viaggio due belle focacce, un caciocavallo, una 'mpanata preparata con pomodori del suo orto e una generosa cartata di ciliegie appena colte.
Il tempo dei saluti è assai breve.
Un rapido sguardo avvolge il paese.
Una carrellata sui vicoli tra la polvere alzata dalle ruote del carro.
Tutto quel che ricorderà del paese che non rivedrà mai più.
Venti anni, il cuore che batte forte per l'emozione di viaggiare, per la prima volta.
La diligenza è un fattore di novità che l'aiuta a superare il momento contingente, incluso il cattivo odore che si produce col caldo e in un ambiente piccolo e stipato.
L'autista infatti continua a fermarsi ed imbarcare gente.
Giovani per lo più ma anche anziani coi volti sdentati, solcati da rughe e dall'alito pesante; e poi padri che partono per raggiungere qualche figlio emigrato già da tempo.
Concetta è paziente anche perché aspetta che si faccia mezzogiorno per addentare del pane e cacio.
Il viaggio prenderà giorni fino alla Pianura Padana.
Sua destinazione finale è Molinella, in provincia di Bologna.
Il caldo non aiuta.
Il sudore scende lungo la schiena e i fazzolettini lindi e ricamati arriveranno già sporchi e stropicciati.

 

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Immagine dell'alzabandiera del tricolore italiano (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Due figure in mezzo busto tentano di issare con delle funi una grande bandiera.Particolare della figura di sinistra.Particolare della figura di destra.
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I capelli, raccolti a chignonricadono in ciocche scomposte.
E la gente continua a parlare, a chiedere, a commentare ... a invadere tutto lo spazio personale nel quale Concetta tenta di rifugiarsi.
Resta solo l'ambito del rosario, recitato come fosse un memento, quale luogo interiore di pace.
"'A Madonna t'accumpagna" - si dice come commiato augurale.
"T'accumpagna sempre!" - è solita rispondere Concetta, nel suo modo sempre religioso di affrontare la vita.

"Molinellaaaa" - urla il conducente dalla cassetta - "fora le risaioleeee" - aggiunge con tono volgare.
E' mezzanotte. Concetta si sveglia con questo grido.
Il fatto di essere arrivata a destinazione è inaspettato.
Un tonfo al cuore, si alza di scatto.
Apre la porticina e scende in modo instabile i due scalini.
E' l'unica passeggera per Molinella e quando richiude lo sportello se ne rende ben conto.
Dopo pochi istanti i cavalli si allontanano.
Concetta nella notte, in un luogo buio e spettrale.
Ha l'aspetto di un paese fantasma, pieno di insidie.
L'umidità è ancora un altro elemento che non aiuta ad avere un approccio con il luogo lievemente più accogliente.
Paura e preghiera, ripetuta in modo ossessivo, alla ricerca di coraggio.
Poi l'idea razionale di trovare una strategia di sopravvivenza.
Un portico, l'idea di un tetto sopra la testa.
Un angolino per riposare. E mangiare l'ultimo pezzo di focaccia rimasta.
Come un'ostia, direttamente presa dalle mani di Don Antonio.
Idea di cibo salvifico.
La paura cede il passo al sonno.
Poi lo svegliarsi di soprassalto nella bruma crepuscolare.
Urlo di Concetta che non ha mai visto un banco di nebbia.
"Io mi credeva all'altro mondo" - dirà Concetta, raccontando del suo primo contatto con Molinella.

Col sole oramai sorto, la gente nella piazza.
Già affaccendata, rumorosa, in moto, tra banchi di mercato in allestimento e lavoranti giornalieri ai crocicchi del paese.
Tra questi, vi è un gruppo di popolane che ridono e scherzano tra loro.
Sono le mondine, in attesa del carro del caporale.
Si riconoscono per via dell'abbigliamento tipico delle lavoranti del riso.
Calze di filanca, mutandoni (sorta di calzoncini), cappello a larghe tese, fazzolettone sul capo (da tirare sul viso a protezione degli insetti infestanti le paludi delle risaie).
Concetta non ha mai visto delle donne vestite in questo modo.
Le guarda, come attratta e arrossisce.

 

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Immagine di due donne che cuciono la bandiera italiana (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Due donne in mezzo busto, sedute cuciono rispettivamente da sinistra a destra: la sezione bianca e la sezione verde del tricolore. Sono somiglianti e vestite nel medesimo modo. Gli abiti identici sono rispettivamente marrone e verde.Particolare della donna che cuce la sezione verde.
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Poi gira la testa dall'altra parte.
Ma una di loro la nota e urla.
"Ehi tu, smilza come un'anciua... cos'hai da guardare?".
Concetta effettivamente è molto emaciata, secca e piatta...
"Viene qua!" - aggiunge la mondina esasperando il comando con un gesto della mano.
Concetta ubbidisce, e attraversa la strada a piccoli e remissivi passi, stringendo il suo fagotto tra le braccia.
Arrivata davanti alla donna, più alta e più muscolosa di lei, la guarda quasi temendo di ricevere un ceffone.
L'altra lo percepisce e scoppia in una fragorosa risata.
" Pavura? Di me?!"
Concetta risponde a fil di voce:
"Volessi darmi uno papagno?"
"Papa che?!" - chiede l'altra- "ma va che non ti capisco!
Da dove vieni? Il mio nome è Giannina, e tu come ti chiami, avrai pure un nome, oltre, anciua..."
"Concetta e vengo da Ceppaloni, provincia di Benevento" - risponde sull'attenti la ragazza campana, scandendo le sillabe dei toponimi.
"E sei venuta fin qui per sguber?".
"Il mio paese è bello assai, ma la fame lo è di più" - risponde Concetta.
A queste parole Giannina le dà una pacca sulla spalla, accompagnata da un sorriso più tenero.
"La fame non conosce quartiere" - risponde in modo affabile - "ma non credere: anche qui trova la sua casa" - poi aggiunge:
"Ti ha già vista il caporale?" - chiede in modo spiccio.
"Non conosco nessun signor caporale, sono forestiera!" - Il tono di Concetta si è fatto quasi categorico.
"Ma no!" - replica Giannina.
"Il caporale è il nostro riferimento.
Colui che ci paga e che ci sceglie e che..."
"E statti zitta con questa creatura" - interviene un'altra donna più anziana.
Giannina non capisce, partecipa a questa conversazione sentendo solo che la tensione poco a poco si scioglie.
Si sente decisamente molto meglio.
"Va, dai che arriva" .- dice Giannina, guardando in fondo al vicolo.
Le altre donne cantano.
Concetta le guarda.
Giannina le dà ancora una manata sulla spalla, in segno di amicizia.
Concetta risponde porgendole la mano.
"Ora ci penso io a te!" - dice Giannina - "parlo con quel porco e vediamo se puoi lavorare con noi per i prossimi cinquanta giorni".
"Perché questi giorni, dove faticate?" - domanda Concetta.
"Nella palude" - cara la mia forestiera.
"Mondiamo il riso" - aggiunge un'altra che, incuriosita, fa un passo verso Concetta.
"E come si fa?" - domanda Concetta.
"C'hai mal di schiena?" - chiede Giannina.
"Mai avuto in vita mia!" - replica orgogliosa Concetta.
"Allora" - risponde solennemente Giannina - "potresti essere dei nostri.
Ma ti avviso: si tratta di stare molte ore a schiena ricurva, le gambe immerse nella melma.
Braccia e mani bagnate tutto il tempo.
La pulizia delle piante del riso richiede pazienza mentre le gambe ti si macerano e gli insetti e i vermi ti mangiano".
Concetta si spaventa ma, quando poi alla domanda:
"Ma il capitano, te lo da il mangiare?".
La risposta:
"Colazione, pranzo: tutti i giorni a mezzogiorno, merenda con un bicchiere di latte col pane e poi la cena" - basta questo a convincere Concetta, ancor prima di conoscere il salario o la quantità/qualità del cibo.
Si premura solo di capire perché il lavoro duri solo 50 giorni.
"Noi siamo le balie del riso che ha bisogno di noi solamente in questo periodo" - risponde un'altra mondina del gruppo - "Se hai fame, devi trovarti subito dopo un altro lavoro, come facciam noi.

Il caporale è un uomo sulla quarantina, grasso e ubriaco fin dalla mattina.
E' l'uomo di fiducia del padrone della risaia, incaricato di pagare le donne a fine giornata.
Bravo nel far lavorare più ore e pagare di meno.
Guida il carro sul quale viaggiano le mondine fino alla palude.
Poi porta loro il pranzo e, puntualmente, prova a molestare le ragazze più giovani.
Come si avvicina, squadra a lungo Concetta e, si capisce che non la trova di suo gusto.
Troppo magra e impacciata ma decide di prenderla comunque come lavorante, dandole il seguente ammonimento:
"Vieni con noi ma, al primo malore, ti mando via".
Concetta riceve la divisa e poco dopo è sul carro, con le altre, nella sua prima giornata di lavoro.
La palude è nauseante e piena di insetti.
Il fazzoletto sul viso fa sudare ulteriormente.
Giannina è accanto a lei per insegnarle la tecnica della monda.
"Ma perché tutta quest'acqua?" - domanda Concetta.

 

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Immagine di una grande bandiera che pende dal cielo (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Una grande bandiera a cui lati sono ancora le figure che l'hanno issata e che ridiscendono sulle corde. Dietro si vede la skyline di una città.Particolare della figura di destraParticolare della figura di sinistra.
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"I campi di riso vengono allagati in questo periodo per proteggere le piante, che son delicate, dallo sbalzo di temperatura tra la notte e il giorno" - spiega Giannina.
Poi intona un canto a cui fanno eco tutte le altre

Saluteremo il signor padrone
per il male che ci ha fatto
che ci ha sempre maltrattato
fino all'ultimo momen'

Saluteremo il signor padrone
con la so' risera neta pochi soldi in la cassetta
e i debit da pagar...


E' tutto il campo che canta.
La melodia lenisce la fatica e fa arrivare all'ora del desco con animo più soave.
Già in poche ore, una cosa è certa: Concetta ha già un'amica che la segue e la protegge e generosamente le offre la metà del suo pane.
"Mangia che io son grassa" - effettivamente la ragazza è molto più prosperosa.
Per Concetta, il viaggio, nonostante sia passato nemmeno un intero giorno, è già un ricordo molto lontano.

Il tramonto sulla risaia ha il suo fascino che segna la fine della giornata di lavoro e il momento della paga giornaliera.
Tutte le donne sono in fila davanti al caporale, il quale si erge, in piedi, sul carro.
Ha un registro su cui scrive e una cassetta di legno da cui estrae i soldi.
E' il turno di Concetta.
Il caporale ferma il suo sguardo su di lei.
Posa la matita sul registro e si passa la mano sul mento.
"L'ultima arrivata, si guadagni la paga, oggi non c'è niente per te".
Concetta arrossisce per l'umiliazione poi aggiunge.
"Ma la cena, almeno quella, l'avrò?" - domanda a fil di voce, temendo una risposta negativa.
"Andrai con le altre alla cascina. Mangiare e dormire. Ma il salario tra cinque giorni, avanti la prossima!".
Concetta fa un mezzo passo su se stessa, voltandosi indietro per fare spazio.
Qualche passo per distanziarsi ed una lacrima le corre sullo zigomo destro.
La rincorre Giannina.
"Gliela faremo pagare a quel porco. I tuoi baiuchin se li intasca lui.
Il padrone paga e lui si prende 5 giorni del tuo lavoro.
Ne parliamo stasera, ora vieni a lavarti con noi, togliamoci di dosso l'umido e la melma".
Il bagno delle mondine è nell'acqua dei fossi.
Condividono un pezzo di sapone, candido come la neve, che gira dall'una all'altra.
Per Concetta è il primo bagno dopo il lungo viaggio.
Il piacere dell'acqua, la compagnia giocosa che condivide la fatica di vivere aiutano ad annullare sofferenza e solitudine.
Riprende il suo fagotto che le ricorda la sua lontana provenienza e che ha il prezioso contenuto di un cambio di vestiti, poveri ma puliti.
E' quasi buio quando le ragazze entrano nel refettorio.
La cuoca Cesira, la capo gruppo delle mondine, assicura un pasto caldo.
E' una bolognese grassottella, di bassa statura, con le gote sempre rubizze.
Il datore di lavoro ha l'obbligo di somministrare il vitto e dare alle lavoranti un letto, per tutto il tempo della lavorazione del riso.
La cuoca Cesira, come tutte le cuoche delle mondariso, non lavora nei campi con il resto della squadra.
Si occupa della cucina, pulisce il dormitorio, accudisce i bambini che le madri mondine hanno portato con loro.
Le cena è una minestra con riso e fagioli, due fette di pane bianco e una patata lessa.
Concetta è in fila per restituire i piatti sporchi.
C'è un turno per lavarli e oggi tocca a Giannina.
Concetta si china verso la grande tinozza dove galleggiano le stoviglie e Giannina le sussurra:
"Tra un'ora dietro al silos".
Concetta tace, assume l'informazione.

E' una notte stellata, c'è molta umidità ed un forte odore d'erba.
Concetta è seduta in terra con la schiena contro la parete del granaio.
Crolla di stanchezza, le palpebre si fanno pesanti e si desta di scatto al rumore di passi.
Sono Giannina e le sua amiche.
Si siedono tutte in terra.
"Dobbiamo organizzarci, ragazze, l'ennesimo sopruso è intollerabile" - Giannina da inizio la riunione clandestina - "Domani, Concetta deve rimettersi in fila per la paga e al rifiuto del caporale, noi tutte reagiremo.
A Concetta viene la pelle d'oca.
"Guaglio', io tengo paura... Chillo mi dà una bastonata e mi manda via, altro che paga!
Lasciatemi almeno la possibilità di questa minestra, almeno quella me la sono guadagnata!".
Si apre la discussione, tutta fra bisbigli nella notte.

 

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Immagine di una grande bandiera tricolore vista dall'alto (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Si vede una grande bandiera, distesa in orizzontale e tesata da persone che vi sono attorno.Particolare di una persona che a braccia aperte tiene spiegata la bandiera.Particolare di una persona che a braccia aperte tiene spiegata la bandiera.
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Giannina vuole organizzare una rivolta, fino a rovesciare il carro se le richieste delle donne non saranno accolte.
Le richieste sono: una paga per tutte le otto ore lavorate e non solamente sette (la cresta del caporale), 10 chili di riso procapite, a fine lavoro, un migliore vitto: maggiore quantità di carne a settimana.
E ovviamente, la paga immediata a Concetta, il casus belli.
La nuova legge unitaria per il lavoro stagionale delle mondine non regolamenta il salario ma solo il vitto che con l'alloggio è obbligatorio per tutto il periodo della monda.
Le forestiere hanno il diritto di ricevere giornalmente non meno di
gr. 500 di pane
gr. 300 di riso
gr. 40 di grassi
gr. 60 di fagioli oppure gr. 300 di patate
gr. 15 conserva di pomodoro
1/4 di l. di latte
gr. 10 di formaggio grattugiato
gr. 15 di sale
E per settimana:
gr. 150 di formaggio molle
gr. 150 di carne
gr. 150 di marmellata
1/2 l. di vino
Ma a Molinella le cose, anche su questo punto, vanno un po' diversamente.
L'indomani è una giornata immersa nel grigio.
Alle quattro del mattino è la sveglia.
Concetta si veste, già con gli abiti da lavoro, pensando di salire sul carro ed andare in paese.
"No tesoro, ci portano direttamente al campo" - le spiega Giannina.
"E perché ieri passavate dalla piazza del paese?" - domanda curiosa Concetta.
"Perché il caporale aveva impicci suoi!" - risponde l'altra in modo sbrigativo.
Concetta si fa il segno della croce: è un caso fortuito aver trovato questo lavoro.
Un segno del cielo.
Mai e poi mai protesterà stasera, mettendosi in fila per reclamare la paga!
La giornata si svolge in modo piuttosto convulso: c'è nervosismo tra le ragazze.
Non è chiaro cosa accadrà al termine delle otto ore.
Intanto si lavora, capo chino.
Con gesti automatici estirpano le erbacce infestanti, trapiantano le delicate piantine del riso.
Con il dito nella melma si fa l'alloggiamento alla piantina, una in fila all'altra, camminando all'indietro.
Pianta dopo pianta, per ciascun filare.
La pausa per bere un bicchiere di latte sembra non arrivar mai e, quando arriva, dura per un tempo troppo breve che non consente di rilassare la schiena, ricurva tutto il tempo.
Durante l'intervallo Concetta ha paura che Giannina possa insistere sull'organizzazione della ribellione serale.
Ma Giannina ha capito.
Non lo farà perché l'amica è ancora troppo debole.
E i giorni si susseguono fino alla fine del lavoro.


Prologo
Anni dopo Giannina parteciperà agli scioperi delle mondine e, morirà sotto i proiettili della polizia.
Il primo sciopero per le rivendicazioni salariali delle donne è del 1883 a Molinella, poi nel 1886, a Medicina, un'astensione dal lavoro di 800 donne. Ancora nel 1889.
Ma il più cruento è lo sciopero del 1890, a Monselice, dove vengono uccise tre donne e dieci ferite gravemente. Nel 1897, ancora a Molinella, dove vengono processate quartantadue donne rivoltose.

Di Concetta, dopo i suoi cinquanta giorni non abbiamo traccia. Forse è andata a fare la sarta in qualche stabilimento tessile appena impiantato.
O la serva presso qualche grande casa, seguendo il destino delle altre mondine nei giorni dell'anno che restano ovvero passando da un lavoro stagionale all'altro.

 

 

 

 

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