Il settimo sigillo
Scheda tecnica del film
Anno: 1957
Paese: Svezia
Genere: drammatico
durata: 96 minuti in bianco e nero
Titolo originale: Det Sjunde Inseglet
Regia: Ingmar Bergman
Sceneggiatura: Ingmar Bergman (tratto da 'Pittura su legno' - piece teatrale di Ingmar Bergman - 1955)
Produzione: Allan Ekelund
Fotografia: Gunnar Fischer
Colonna sonora: Erik Nordgreen
Premi:
Festival di Cannes a Ingmar Bergman, premio speciale della giuria ex aequo con 'I dannati di Varsavia' di Andrzej Wajda.
Trama:
Finite le crociate, passati all'incirca dieci anni, Antonius Block (Max Von Sidow), in arte e armi cavaliere, sta tornando a casa. Ad accompagnarlo nel viaggio di ritorno per la Svezia, il suo fedele scudiero Jon (Gunnar Bjornstrand). Come tutti i reduci, Antonius, se pur sfinito e demotivato dalla guerra, si affanna per raggiungere la sua casa. Ma ad attenderlo, sulle coste aspre e ventose della Svezia, il crociato trova un paese devastato dalla povertà, dalla disperazione e dalla peste. Ma sopratutto, trova ad attenderlo la Morte (Bengt Ekerot). Per ingannarla, per prendere tempo, il soldato decide di sfidarla a scacchi...
Il mare d'inverno, i morti esangui, il vento che frusta la scogliera e rimanda odore di sale e di pietre.
Anime fluttuanti di cadaveri abbandonati.
Un odore lontano, antico, eppure terribilmente familiare.
Come se l'olfatto avesse memoria arcana degli odori, dei refoli, dell'essenze della notte dei tempi.
|
         | |
Freddo.
Il freddo intenso e il rumore dei calzari che affondano fra sabbia e sassi, che imbrattano il passo e il destino.
Questo è il panorama che ad Antonius offre la sua terra.
Spira vento di malattia e la peste accarezza le uniformi sporche e lise dei soldati, sbarcati prima, caduti poi, al confine fra la terra e le onde.
Antonius, dalle mani piene di delitti, nasconde nei suoi sguardi scene di battaglia e di falsi credo.
Disarmato, come chi ha perso la fede.
Nudo, senza speranza a fargli da scudo.
Patito, perché digiuno di pane e di futuro.
Antonius, nella salsedine che punge e incombe, incontra la Morte.
Ella è lì che lo attende, perché la Morte torna sempre per gli uomini che han perso lo spirito.
Antonius lo sa.
Sa che chi è senza fede già giace, prima di essersi coricato nel nulla.
E non può consegnarsi alla Morte in queste condizioni.
Ergo, la sfida per guadagnare il suo tempo.
"Questa è la mia mano, posso muoverla, e in essa pulsa il mio sangue. Il sole compie ancora il suo arco nel cielo. E io...io, Antonius Block, gioco a scacchi con la morte"
Manciate di ore e spiccioli minuti per riconquistare spirito e fede.
Forse per scaldarsi con nuove speranze.
'Non credi sia meglio morire?' è la domanda con cui l'essenza nera lo lambisce e perseguita.
Eppure la speranza nasce dagli incontri.
Uno.
Con una famiglia di saltimbanchi, che consegnerà al giovane soldato qualche sorriso, come una posta da spendere nella partita...
| |          | |
Così, l'amore diviene un contagio forte almeno quanto la peste.
E sarà allora che Antonius urterà la scacchiera per dar profitto alla morte.
E la morte, infingarda, ne approfitterà.
E, disponendo gli scacchi a suo favore, farà scacco matto al giovane crociato.
Ma chi avrà vinto, allora?
Quando l'ora è venuta?
La Morte, infernale e bastarda, o l'uomo che così facendo darà un nuovo vantaggio alla famiglia di saltimbanchi rendendoli immuni alla peste e accompagnandoli fra le disgrazie, le malattie e l'oscurità di un ombroso '300?
Avrà vinto la virtù di quel gesto luminoso?
Oh, sì!
Consegnatosi perdente, egli resterà fra quella gente, all'ombra del suo bel passaggio.
Cosa serve, dunque, per morire?
Fede?
Speranza?
Onore?
Ed è forse l'agire nella direzione del bene che indica la via di un sereno trapasso?
Alla morte si può forse rispondere con la grazia?
E allora, quant'è lontano l'Onnipotente?
O forse il punto di contatto fra Antonius e il suo Dio smarrito è la carità, il senso di umana fratellanza...
La carità non conosce traguardo e, nell'assenza di traguardi, vien meno anche la morte.
L'angoscia combatte la ragione.
La paura assale il mistero.
Il nulla si combatte col pensiero.
La Morte si rivela strappandola al suo manto.
Il nero della scacchiera non esiste, senza il bianco.
Il film è stato presentato al mondo nel 1956. Sembra che l'idea di trasferire la piece teatrale su pellicola, sia venuta a Bergman dopo aver ascoltato i Carmina Burana. Il fim fu girato a Hovs Hallar (Svezia). Per Bergman non fu facile riuscire a realizzare questo film, perché, sulle prime, il produttore non ne volle sapere. Ottenne i finanziamenti a seguito dell'impegno di esaurire le riprese in un mese. E solo dopo il successo di 'Sorrisi in una notte d'estate' al Festival di Cannes.
Taxi driver
Scheda tecnica del film
Regia: Martin Scorsese
Sceneggiatura: Paul Schrader
Fotografia: Michael Chapman
Colonna sonora: Bernard Herrmann
Nomine e premi:
Nomination: Oscar - Miglior film; Miglior attore (Robert De Niro); miglior attrice non protagonista (Jodie Foster); colonna sonora (Bernard Herrmann)
Festival di Cannes: palma d'oro (Martin Scorsese)
Trama:
Travis Bickle fa il tassista a New York.
Grazie al suo lavoro, Travis conosce molto bene la sua città.
New York gli scorre nel sangue.
Travis ha ventisette anni.
E' un uomo solo, turbato, ex reduce del Vietnam con tutto quello che un'esperienza del genere può comportare.
Vittima di un'insonnia cronica che lo costringe a lavorare di notte e lo riduce a scarsissimi rapporti sociali, Travis è un uomo al limite.
La poca vita che gli resta di giorno, la spende nei cinema a luci rosse e in locali malfamati.
Ma nel buio, nel buio della notte, la sua insofferenza aumenta di pari passo agli scatti del tassametro della sua auto.
Questo non gli impedisce di notare Betsy, impiegata nello staff di un candidato senatore di New York.
Travis si dà da fare per invitarla ad uscire con lui.
Ma, quando gli riesce, l'incontro risulta essere un disastro.
Travis sbaglia tutto, a cominciare dalla scelta del cinema a luci rosse in cui la invita...
E Betsy giura a se stessa di non volerlo incontrare mai più.
Di nuovo solo.
La frustrazione aumenta e l'insofferenza nei confronti della vita e del mondo è al limite.
Travis patisce, trascina e proietta i propri mostri nel degrado e nei bassifondi morali della sua città.
E vorrebbe fare qualcosa.
Ma cosa?
L'occasione arriva il giorno in cui Iris, una giovane prostituta di tredici anni, entra nel suo taxi.
Rapita dal suo amante, poi rivelatosi un pappone.
La ragazzina, ora, sembra cercare, nel taxi di Travis, una via di fuga.
Lui vuole salvarla...ma, forse la droga, forse le incomprensioni di una sera... insomma, la baby prostituta, sciorinando scuse, si ritrae.
| |          | |
Travis è ancora più solo e frustato.
Qualcosa si rompe dentro di lui.
Nel senatore di Betsy, adesso, al tassista sembra di vedere tutto il male del mondo.
Decide di vendicarsi.
Lo cerca e gli spara durante un comizio.
Ricercato, Travis fugge.
Torna da Iris e, in una sparatoria, uccide il pappone, l'affittacamere dove alloggia la ragazza e un mafioso, suo cliente. Quindi, ferito e sfinito, tenta di suicidarsi ma non ci riesce.
Arriva la polizia, ma la città apprezza il 'tassista sterminatore' che, adesso, è diventato un eroe metropolitano.
E' il salvatore della baby prostituta, con tanto di lettera dei genitori.
Anche Betsy si rifà viva.
Ma è tutto inutile.
Travis ha già cambiato strada...forse.
Travis ha percorso i limiti della sua città, ha raggiunto i confini del male.
Scorrono i minuti sul suo tassametro, mentre l'auto frena ai bivi con l'inquietudine.
Strade bagnate, lì dove il parabrezza raggruma il sangue ai lati del vetro.
Gli angoli sono abissi, ad illuminarli poche lame fioche quando la carne lo consente.
Ogni notte Travis avanza, frena e riparte.
Nelle vie parallele, la morte che non si ferma ai semafori.
Forse uno spiraglio...quando il giovane incontra Betsy.
Ma come ci si comporta con una ragazza come Betsy?
Travis non lo sa.
E anche Betsy è perduta nell'immensa città...
Non lo sa Iris, che scappa e fugge dall'ignoto al suo taxi.
Troppo giovane per fuggire, troppo piccola per amare, troppo digiuna per capire.
Forse i demoni hanno ragione.
Chi ha mandato Travis all'inferno e ritorno è lì, osannato dalla sua Betsy che adesso lo rifiuta.
Il responsabile della feccia umana, della bolgia nelle strade, della sorte della piccola Iris.
Ehi, uomo che svetti dal palco... dici a me? Quell'uomo è in debito!
Non gli ha mai reso tutta la vita che Travis ha perso e lasciato in Vietnam...è lui il colpevole di tutto.
E ora il Vietnam è lì, al posto del volante.
Albeggia fra le pistole pigiate contro i jeans.
Ora anche la piccola Iris attende giustizia.
E Trevis spara al candidato, spara al pappone, all'affittacamere, al mafioso.
E la città capisce.
E il piccolo tassista da marciapiede diventa il suo psicopatico eroe da strada.
| |          | |
Tempi moderni
Scheda del film
Regia: Charlie Chaplin
Produzione: Charlie Chaplin
Sceneggiatura: Charlie Chaplin
Colonna sonora: Charlie Chaplin
Trama:
Ultimo ciak, ultimo film di Charlot, personaggio creato da Chaplin nel 1914. E' la storia di un operaio che tenta di sopravvivere in un mondo di automi. Celebre la rappresentazione dell'alienazione operaia alla catena di montaggio.
Un piccolo uomo si barcamena come può in un mondo di ingiustizie e di ingranaggi, complice una ragazzina a cui è stato ucciso il padre nel corso di una manifestazione per sciopero. Le sorti dell'operaio e della piccola orfanella s'intersecano e si uniscono più e più volte. Entrambi in perenne fuga dalla polizia, perché costretti a guadagnarsi il pane come capita e con mezzi non sempre leciti...
Nel finale del film, il famoso pezzo 'Je cherche après Titina' (anche noto come 'Titina') che Charlot balla e canta all'interno di un ristorante.
Charlot, finalmente impiegato come cameriere insieme alla sua piccola amica, sa che dovrà cantare durante la cena.
Per evitare di dimenticare la canzone, si scrive il testo sui polsini della camicia che, al primo accenno di danza, gli volano via.
La canzone è, quindi, totalmente inventata e recitata dal grande attore in grammelot, ossia con un linguaggio tutto inventato e inframmezzato da spagnolo, italiano e francese senza alcuna sintassi.
Unico e ultimo episodio sonoro di Charlot.
In questo film, Chaplin è ancora molto legato al cinema muto e i dialoghi sono ridotti al minimo.
Ancora oggi sono profetiche le parole del grande artista: "La disoccupazione è il problema cruciale...la tecnica dovrebbe aiutare l'umanità a non condurla alla tragedia" .
|
|
|
|
|

|
| | | |