Il generale dei briganti
Carmine Crocco, capo delle bande di briganti.
Prima umile bracciante e poi capo di un esercito di duemila uomini.
Deteneva il controllo della Lucania, dell'Irpinia ma le sue scorribande arrivarono anche in Molise e Puglia.
Fu prima tra i Mille di Garibaldi e poi, nell'organizzazione di una vera armata, fu con la resistenza borbonica, organizzando in Basilicata una rivolta antisabauda.
Questo cambiamento lo si ebbe dopo la battaglia del Volturno, dove Crocco e i suoi uomini combatterono con Garibaldi.
Ma per comprendere la sua storia, si deve risalire alle vicende che portarono Crocco nella malavita.
Fu per vendicare la sorella Rosina che venne sfregiata da un uomo per il fatto di essere stato da lei rifiutato.
Il brigante allora uccise costui e per questo delitto d'onore fu condannato a diciannove anni di reclusione.
Crocco evase dalla prigione, e combatté per Garibaldi il quale aveva promesso a tutti i briganti che avrebbe fatto loro concedere la grazia, quale compenso per la partecipazione all'impresa dei Mille.
Ma l'amnistia non arrivò mai da parte dei nuovi governanti.
La situazione del brigante si aggravò dopo il sequestro del capitano della guardia civica di Ripacandida per il quale venne nuovamente incarcerato.
Una volta uscito dalla galera decise di allearsi con il legittimismo borbonico.
Fu in questa fase che riuscì a comporre un esercito di oltre 2000 uomini, provenienti da circa 80 bande diverse, sfruttando il profondo malessere del popolo lucano.
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