Noi Sassoni, secondo i libri di storia dovremmo essere gente dal tratto barbaro, con una rozzezza mitigata dalla conquista normanna dell'isola britannica che, prima della battaglia di Hastings, era governava mio fratello Aroldo.
I libri di storia sono pieni di parole. Contengono un tanto di verità e un tanto di menzogna e anche un tanto di silenzio perché tacciono su molte cose.
Per questo voglio darvi la cronaca dei fatti della battaglia di Hastings vissuta da noi anglosassoni.
Quando mi alzo la mattina del 14 ottobre 1066 non so certo di morire in battaglia con i miei fratelli.
Leofwin si preoccupa della colazione e mi fa mangiare l'ultimo uovo di gallina disponibile; è sempre molto protettivo con me. Vuole che io mangi bene.
Poi, dopo l'alba, Aroldo chiama a rapporto i capi dei Fyrd e degli Housecarle.
Nel nostro esercito i Fyrd costituiscono la milizia popolare. E' la truppa, reclutata secondo la misura agraria dello hide (corrispondente a 5 acri), Quindi un uomo per ogni cinque hide che riceve in compenso 5 scellini e viveri per due mesi. Gli Housecarle sono invece la guardia del corpo del re e dei nobili, formata dai capifamiglia, divenuto un piccolo esercito professionale, mantenuto a spese dello stato.
Ricordo la loro conversazione, rivedo le scene come fosse ieri.
"I Normanni sono migliaia e noi non possiamo competere numericamente. Possiamo solo contare sulla conoscenza del nostro territorio. In questo senso, giochiamo in casa" - esordisce Aroldo.
Il capo dei Fyrd scuote la testa perplesso:
"Mio sovrano e condottiero, sarà comunque un massacro, una carneficina!
La truppa è stremata, scoraggiata perché ritiene che a nulla sia valsa la vittoria a Nord sui vichinghi se la nazione perirà ora ad Hastings, a Sud!".
Mio fratello, non tenendo conto di queste parole, continua e srotola una pergamena su cui è disegnata una pianta della zona.
"Ecco" - esordisce - "ho disegnato questa mappa che meglio guiderà le manovre militari della battaglia". Poi continuando:
"I normanni hanno portato cavalli nella pancia delle loro navi, sapendo che noi ne siamo sprovvisti".
I due capi militari sbiancano in volto.
"Noi" - ripetono quasi in coro i due capi militari - "non ne sapevamo nulla!"
"Non solo hanno una cavalleria" - insiste Aroldo - "ma, va precisato che i cavalli sono attrezzati con i ferri sotto gli zoccoli e hanno staffe solide con cui potranno tenersi più facilmente in sella".
"Dobbiamo asserragliarci su questa altura" - commento additando un punto sulla mappa e al contempo schiarendomi la voce, visto che non avevo ancora profferito parola.
"Esattamente" - commenta Aroldo - "per rendere un poco più impervio il percorso dei cavalli.
"Nemmeno un mese fa a Stamford Bridge abbiamo sconfitto Harald Hardrada lo Spietato e tutto il suo esercito norvegese.Ora faremo fuori anche questi bastardi normanni" - dice il capo degli Housecarle.
Tocco la mia ascia da guerra e noto che sul filo presenta una scanalatura, un'interruzione.
"Cattivo presagio" - dico tra me e me con molta apprensione.
Il filo della lama dell'ascia è per noi il filo della vita.
Qualcuno ha già giocato la sua mano.
Poi mi desta Aroldo da questi foschi pensieri e mi chiede di ordinare gli uomini in file per tre.
Partiamo di lì a poco.
Come d'accordo ci sistemiamo su un costone alto circa cinquecento metri con un declivio. Solo su un lato potrà arrivare la cavalleria normanna così che possiamo controllare i fianchi inaccessibili ai cavalli ed avere uno scambio di fanteria quanto meno equo.
Su questi lati sistemiamo i fyrd sassoni. I ragazzi formano subito un muro di lance e di scudi lungo una dozzina di file.
Nella parte centrale, dove presumibilmente ci attendiamo l'attacco principale sistemiamo i meglio armati housecarle.
Alle nove tutto è pronto e gli stendardi di mio fratello, i così detti "Dragone del Wessex" e il "Fighting man", sventolano sulle due schiere.
Guglielmo, al di là del torrente Asten, dispone i suoi.
Lo schieramento normanno è imponente.
Sull'ala sinistra dispone i bretoni del conte Alano di Bretagna, al centro i normanni e sulla destra i mercenari francesi.
Tre blocchi dunque, ognuno dei quali ulteriormente suddiviso in tre file: la prima di arcieri, la seconda di fanti e la terza di cavalieri.
"Attendiamo la loro prima mossa" - decide Aroldo - "Sono loro ad invaderci, prendiamo tempo per capire come muovono".
"Ma..." - accenno la mia protesta - "chi picchia per primo, picchia due volte, dice il detto".
"Non in questo caso!" - tuona Aroldo - "voglio vedere i movimenti della cavalleria appena gli arcieri iniziano a tirare le loro frecce".
La prima cosa che percepisco è un avanzare deciso dello stendardo papale con cui combatte Guglielmo.
Poi l'attacco del duca!
Parte un fittissimo lancio di frecce che vengono scoccate dal basso verso l'alto.
"Ahhhh!" - grida Aroldo eccitatissimo - "Le frecce tornano indietro, siamo troppo alti!".
Allora Guglielmo tenta di aggirarci... e il terreno difficile poiché presenta numerose asperità ci aiuta perché la loro avanzata è lentissima.
"Fyrd!" - grido con tono secco - "Fatevi sotto!".
Giavellotti ed asce sassoni partono all'attacco. Penetrano le cotte si puntano sugli scudi di legno.
"Il momento è favorevole per attaccare l'ala sinistra! Avanti fyrd!!!!" - Aroldo incita la truppa che con foga si getta sui bretoni.
In preda al panico questi fuggono disordinatamente, dandoci una sensazione esaltata di successo.
I normanni mantengono postazioni molto disordinate mentre noi, ancora sull'altura, rimaniamo compatti.
Ma a nostre spese, la battaglia ci insegna che non si deve mai cantare vittoria. Finché un processo non è concluso non possiamo conoscerne gli esiti e basta un solo passo falso, fosse anche l'ultimo, a determinare il fallimento, la morte, l'insuccesso di un obiettivo mancato.
Guglielmo trova infatti un'idea geniale per metterci nel sacco.
L'idea che dà la svolta al conflitto.
La conoscenza del territorio viene meno di fronte all'imprevisto, al genio creativo.
A farla breve: ordina ai suoi fanti una finta ritirata. I nostri, cosa fanno?
Come è di costume li inseguono e dunque buona parte della truppa perde la postazione della collina.
Quando i nostri scendono, ecco che partono i cavalieri normanni i quali falciano letteralmente la nostra fanteria.
L'ala destra dei fyrd viene travolta, muoiono quasi in massa.
Aroldo non riesce a restare indifferente al massacro e parte di corsa in loro soccorso
"Non muoverti!" - intima Leofwin ad Aroldo.
Troppo tardi. Una freccia spiovente lo colpisce in un occhio. Crolla in ginocchio a terra.
L'onda brutale della violenza normanna si abbatte sui nostri soldati, scioccati dalla perdita del re.
Moriamo in massa.
Per il sangue anglosassone non c'è alcuna pietà... a nulla vale il vessillo cristiano...
Guglielmo, finita la battaglia, ritrova il cadavere di Aroldo.
Lo spoglia e lo massacra di colpi. Lo trasforma al punto da essere irriconoscibile. Poi lo porta al suo campo e se ne libera. Ma qualcuno ne dà decorosa sepoltura sulla spiaggia.
Mutilati anche i corpi degli altri... forse anche il mio... evidentemente non bastava solo vincere ma segnare la violenza di una conquista con stile macabro.
In seguito l'efferatezza normanna si trasforma in terrore da parte della gente che vede i nuovi padroni come macellai.
Due mesi dopo, esattamente, il giorno di Natale, Guglielmo viene incoronato re d'Inghilterra a Westminster. Ed inizia un nuovo corso della storia che condiziona le sorti dell'intera Europa.
Cosa sarebbe accaduto, infatti, se avesse vinto Aroldo? Nessun re inglese avrebbe avuto possedimenti al di là della Manica e pertanto non si sarebbe mai potuta scatenare secoli dopo la Guerra dei Cent'anni. E i libri di storia sarebbero stati scritti differentemente.
Una notizia curiosa. Sembra che negli anni scorsi e per un certo periodo di tempo, un anonimo abbia pubblicato ogni 14 ottobre un ricordo di Aroldo sui necrologi del Times, come ultimo re anglosassone d'Inghilterra.
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