Mio cugino mi parlava da tempo di grandi preparativi in terre normanne.
Meno conosciuti di noi dei boschi, i miei cugini marini sono elfi che vivono sotto al mare ed hanno un colorito azzurrino, i capelli argentei o verdi.
Respirano nell'acqua perché hanno le branchie dietro le orecchie. E con un complicato sistema di ultrasuoni percepiscono finemente l'ambiente che li circonda, anche se non possono uscire dall'acqua che per poche ore.
Mi diceva di una grande reclutamento di uomini e preparativi durati lunghi mesi... si vociferava di un'invasione. L'idea del duca Guglielmo era attraversare il braccio di mare che separa la mia patria, l'Anglia, dalle terre normanne e farne mero terreno di conquista.
Mi sembrava una prospettiva assurda visto che le truppe reali del re Aroldo d'Inghilterra erano già mobilitate contro i vichinghi.
Dal canto nostro, dal mondo magico degli elfi e del piccolo popolo, osservavamo questi fenomeni che si verificavano tra gli esseri umani con distacco ma anche con preoccupazione.
Ci eravamo già ritirati nell'invisibilità. Ci sentivamo liberi solo in certi luoghi nei nostri rifugi su altipiani e brughiere, lungo coste frastagliate, tra l'erica e la torba che dà sapore all'acqua che dilava.
Gli esseri umani sono bellicosi, guerrafondai e mio cugino mi diceva che la variante normanna aveva spiccate altitudini in tal senso.
Soprattutto i baroni, con il fatto di avere un titolo feudale facevano subire le più turpi angherie al popolo.
Dazi e gabelle per attraversare un ponte su un fiume, per le macine al mulino, financo per celebrare le nozze...
Il duca, Guglielmo, permetteva tutto, interessato com'era a curare i suoi esclusivi interessi e dunque a consentire gli altrui soprusi.
Alla sua nascita Ariadna Gulyin, prima veggente del piccolo popolo, lo aveva già vaticinato.
"Ho sognato una lucertola appena nata, con la testa tonda e bianca, gli occhi penduli. Un rettile velocissimo che si insinuava nelle pieghe del cuscino del mio letto. L'ho vista tessere dei fili, come un ragno, secreti dalla lingua biforcuta.
Fili d'oro e di seta".
Quella stessa notte nasceva l'infante duca di Normandia, Guglielmo, e per Ariadna furono chiare fin da allora le attitudini del futuro condottiero.
All'epoca regnava in Inghilterra l'anglosassone Edoardo il Confessore che non aveva discendenti, dunque non poteva lasciare alcun erede.
La madre di Edoardo, normanna, lo aveva fatto educare in Normandia. Sicché i rapporti con la corona inglese erano ottimi, al punto che venne promesso ai duchi normanni la successione al trono inglese.
Nel 1064 Edoardo, convinto della sua promessa, mandò in Normandia il più potente dei nobili anglosassoni, Aroldo figlio di Godwin che invero mirava al trono inglese.
Guglielmo comprese immediatamente il gioco e iniziò a tessere le sue ragnatele politiche.
Fu molto sagace perché lo nominò suo cavaliere in modo da potersi assicurare la sua sottomissione: Aroldo, infatti, era diventato suo vassallo!
Il 5 gennaio 1066 moriva Edoardo. I nobili sassoni dell'assemblea del Witanagemot, decisero di eleggere Aroldo re d'Inghilterra.
E Guglielmo, duca di Normandia, fece scattare la trappola.
Vantando i suoi diritti legali, riceveva l'appoggio di due potenti della terra degli umani: l'imperatore Enrico IV e il papa Alessandro II.
La razza umana ha come caratteristica quella di poter essere dominata da una semplice piccola minoranza di individui bene organizzati... e Guglielmo con gli appoggi internazionali si organizzò molto bene.
Regalò alla gente vessata dal fiscalismo e dalla prepotenza dei baroni, il sogno di terre di cui divenire facilmente proprietario.
Il richiamo delle terre lontane, al di là del mare, il riscatto dalla povertà, convinse la gente a partecipare alla grande conquista.
Eravamo minacciati da un male notevole, per l'ennesima volta minacciati.
La prima volta accadde ai tempi di Cesare, molti lustri fa, quando il popolo magico circolava ancora liberamente.
Poi fu la volta delle stirpi germaniche degli angli e dei sassoni che arrivarono sull'isola nell'anno 442. Si susseguirono infine molti attacchi da parte delle genti scandinave fino arrivare al 1042 quando Edoardo cacciò i danesi.
Che dire di noi, stirpi fatate? Il nostro mondo venne occultato per uscire dal giogo degli intrighi e la magia usata unicamente per preservare le nostre genti.
Nessuna interazione tra 'noi' e 'loro' ma solo ed unicamente vigilanza.
Prestavamo e prestiamo attenzione ai nostri confini e osserviamo il movimenti umani al solo scopo cautelativo.
Una demarcazione corre nei pressi di Hastings e io mi trovavo proprio lì il 14 ottobre 1066.
Nei giorni precedenti, tra il 27 e il 28 di settembre, la nave ammiraglia di Guglielmo, partita da St. Valery in Normandia, approdava a Beachy Head dove giungeva successivamente il resto della flotta. Navigarono in flottiglia fino al porto di Pevensey e da lì toccò terra un esercito sterminato di circa diecimila uomini.
Li vedevo accampati a circa dieci chilometri da Hastings. Aspettarono due settimane, finché non ebbero notizia della battaglia di Aroldo contro i norvegesi che vide vittoriosi gli anglosassoni.
Vittoriosi ma anche stremati da un conflitto cruento, gli uomini di Aroldo marciarono forzatamente da Nord a Sud dell'isola.
Molti di loro morivano nel cammino. Le ferite della battaglia si infettavano, la dissenteria non dava tregua, gli stenti, la fame facevano poi il resto per indebolire un pugno di guerrieri poco equipaggiati e sfiniti.
Ciononostante arrivarono vicino Hastings il 14 ottobre, dopo aver fatto una tappa a Londra per cercare di organizzare i rinforzi.
Guglielmo aspettava, come un gatto attende il topo. Nel suo campo il vessillo del papa veniva agitato da una sottile brezza.
Il favore del pontefice gli proveniva sicuramente da Roberto il Guiscardo, parente normanno di stanza in Italia. Da Roberto il Guiscardo.
Nell'ora amara della battaglia vidi muovesi gli arcieri normanni, seguiti dalla fanteria ed infine dai cavalieri.
Migliaia di alabarde, frecce, punte di lama si avvicinavano spargendo per l'aere l'acre odore della morte.
Asserragliati su una piccola altura vi erano Aroldo con i suoi fratelli Leofwin e Gyrth e, attorno a loro, un piccolo esercito.
Tutti esclusivamente fanti, armati della semplice ascia di guerra anglosassone.
Dentro di me recitai una formula magica che tra noi elfi cantileniamo in caso di pericolo estremo. E' un fattore di protezione che intende lenire il dolore dell'inevitabile morte di alcuni ed alleviare le ferite ed i mali di coloro che non sono destinati a rimanere in vita.
No so dire se lo scontro durò oltre sei ore. Direi che tutto venne giocato tra le due e le sei ore.
I normanni uccisero senza ritegno.
Vidi teste mozze, corpi sventrati e il gioco tattico della cavalleria normanna che si scatenò a sorpresa quando, dopo una finta ritirata, l'esercito anglosassone si era smembrato per inseguire i finti fuggiaschi.
L'errore clamoroso fu scendere dalla collina su cui Aroldo e i suoi si erano dislocati. A quel punto la cavalleria entrò in azione con quello che ne conseguì...
Il mio popolo non ha mai parteggiato per gli anglosassoni ma, di fronte a siffatto scenario in cui era chiarissimo che l'autonomia dell'isola sarebbe stata definitivamente perduta... incominciai a provare una certa pena.
Ad Hastings ho visto molte anime salire al cielo e il corpo di Aroldo orrendamente mutilato.
Ad un certo punto si sparse la notizia tra le fila normanne della morte di Guglielmo.
Ho ancora nelle orecchie la risposta che il duca urlò ai suoi, uscendo dalla mischia:
"Guardatemi bene, sono ancora vivo, e per grazia di Dio sarò vincitore!"
Dopo la battaglia, il rantolo dei moribondi.
Al tramonto nessun segno di vita. Solo un alito di vento sorvolava il campo.
Chiusi gli occhi e mi incamminai in direzione Nord-Est.
Dovevo raggiungere la mia gente e riferire quanto visto.
Arrivai in casa di mio padre due giorni dopo. Il ristoro degli elfi è qualcosa di celestiale. Non so dire quanto ho dormito e i cibi deliziosi che ho mangiato.
Soprattutto, non so più dire da quante migliaia di anni son qui perché, dalla vittoria di Guglielmo, detto il Conquistatore, ci siamo ritirati e non torneremo più presso gli insediamenti degli uomini.
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