uella ricetta non mi è mai venuta bene, intendo l'unguento per volare. Perché non ho ancora capito come dosare la belladonna.
Sarà per questo che ho un decollo tremulo... e spicco il volo a balzelloni. Ogni volta son tre o quattro tonfi a terra, prima di librarmi in aria.
Il fatto è che avrei dovuto fare il corso e non improvvisarmi strega autodidatta.
Strega, strega, vi sta parlando, a quanto pare, un'autentica strega.
Perché se è una donna a volere studiare, ad appassionarsi di alchimia, magia, allora la chiamano strega.
Io e le altre che hanno intrapreso questa strada siamo perseguitate.
In queste mura squallide della prigione sento solo il rancore di non aver potuto frequentare una scuola.
Le catene mi stringono i polsi e, incredibile a dirsi, non ne percepisco più la sofferenza. In pochi giorni c'ho fatto l'abitudine.
Gli esseri umani si abituano a tutto. Mi sono adattata, come un animale sacrificale, rassegnato e mesto, che viene offerto su qualche altare.
E a cosa vale il mio sacrificio?
Domani sarò consegnata alle fiamme, domani brucerò.
Non penso al dolore, alla conflagrazione della pelle. Temo, più del resto, l'esibizione delle mia sofferenza.
La morte spettacolo, la gente che verrà a vedermi. Mi faranno passare tra la folla per insultarmi, sputarmi, malmenarmi.
Diranno che sono una creatura del diavolo, ancella di Belzebù.
Ho orrore della gente. Sono loro i veri demoni, loro il vero inferno.
Al processo gli inquisitori non hanno fatto altro che estorcermi la confessione.
Volevano sapere quante volte mi aveva visitato il "maligno"..
Ma quali visite? Ma che ne so!
Ma se ho trascorso tutte le mie serate con il gatto, a leggere e a studiare da sola... libro sul tavolo e gatto sulle gambe, ronfante, felice.....
Quando l'ho detto il giudice ha urlato che le donne, se sono donne, devono essere analfabete.
Di conseguenza, aver imparato a leggere è di per sé un segno di stregoneria.
Però chi nega che la lettura sia magia? E' fuor di dubbio.
Che il sapere incanti e trasformi la realtà perché l'ignoto diventa noto è ancor vero!
Ma dove sarebbe il male di condividere con altre amiche la passione per la conoscenza?
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I nostri libri li hanno per lo più scritti gli uomini che non vengono messi al rogo!
Che molte tradizioni siano trasmesse di nonna, in madre e in figlia, è pure un male?
Non ho permesso mi venisse estorta alcuna confessione, non ho venduto la magia in cambio della mia vita che, tanto, si sarebbero voluti prendere comunque, dichiarazione o meno della mia colpevolezza.
Mi hanno incatenato i polsi e non la mente. Finché io sono, voglio pensare in modo libero.
La cella è sudicia e maleodorante, con tracce di escrementi di ratti.
Le mura raccontano con tratti scalfiti sui mattoni di tufo la storia di molti passaggi.
Anche io voglio lasciare il mio passaggio. Ho raccolto un sassetto appuntito e ho disegnato, con le mani unite dalle catene, il mio gatto Ziggy.
Come mi manca... che ne sarà di lui dopo la mia morte...
Se solo potessi accarezzarlo e affondare la testa nella sua pelliccia!
Questo sì che è un pensiero doloroso.
L'inquisitore ha giudicato la presenza dei gatti nella mia vita come un inequivocabile segno di stregoneria, da purificare nel rogo.
Vogliono sterilizzare ogni forma di amore libero nelle fiamme... questo per me oramai è chiarissimo.
Ieri sera è venuto un prete. Si è fermato sulla grata della cella e ha esitato prima di entrare.
"Ma non lo vede che è una povera donna" - gli ha detto il mio carceriere.
Io ho sentito la mia dignità ferita. Perché povera donna?
Il religioso si è fatto convincere ed ha varcato la soglia.
Il carceriere ha chiuso la porta sbadigliando.
Io avevo gli occhi ancora pieni di lacrime.
Il prete si è avvicinato e si è seduto accanto a me, sulle tavole di legno di quello che dovrebbe essere un giaciglio.
"In cosa posso esserle utile?" - mi è sfuggito di dire, nel tentativo di dissimulare il mio imbarazzo.
"Utile a me?" - ha risposto esterrefatto il prete - "nelle tue ultime ore di vita tu mi domandi questo?".
Non sapevo cosa rispondere. Poi, in modo davvero irrefrenabile ho detto, tutto d'un fiato:
"Non abbiamo molto da dirci... allora. Se lei è veramente un ministro di Dio,
mi benedica e mi lasci morire in pace".
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Il prete non ha reagito negativamente.
"Sei audace, ragazza, e questo certamente non ti ha aiutata con l'inquisitore" - ha aggiunto senza sorridermi.
Poi è rimasto un lungo silenzio fra noi, finché non ha alzato la mano destra per benedirmi.
Credo che il suo gesto sia stato altrettanto audace. E lo apprezzo molto.
Nessuno avrebbe benedetto una strega, senza nemmeno la recita di un atto di dolore.
Ho la sua benedizione e sono contenta. Nient'altro da eccepire.
Dalla cella si vede solo un minuscolo spicchio di cielo. La finestra è una feritoia sottile, lunga e sottile.
Vi intravedo il plenilunio.
Non riesco a dormire... ma tanto, che senso ha dormire la propria ultima notte.
Riposare per andare a morire?
Se avessi almeno lo spazio di un foglio bianco, un calamaio e una piuma... almeno potrei tenermi compagnia scrivendo.
Ma sono fortunata, un raggio di luce lunare entra in diagonale e rischiara la cella.
Mi alzo e cammino in tondo.
Di notte al buio i sensi sono più aperti e si è molto più ricettivi.
Mi rendo conto che in terra, il pavimento è sconnesso e una mattonella risuona vuota.
In questi giorni non me ne ero accorta. La luce confonde le altre percezioni.
Mi fermo e batto il piede sinistro tre volte.
E questo, se non lo sapete, è un modo per allontanare il malocchio degli invidiosi e ricevere protezione contro il male.
Incredibile a dirsi, dall'interno dell'impiantito arrivano altri tre tocchi.
Deglutisco, reazione alla paura.
E perché dovrei avere paura? Quando tutto è perduto, cosa si teme?
Con le mani unite dalle catene provo a sollevare la mattonella.
Effettivamente c'è un avallamento del terreno che non vedo ma che sento con le mani.
Ci sarà un animaletto che inavvertitamente ha picchiato i mattoni con la coda?
Oppure una mia allucinazione...
Carponi, frugo con le mani nel terriccio. Mi sembra di sentire qualcosa. La punta di qualcosa.
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Scavo attorno. La terra sotto le unghie... scavo e scavo.
C'è qualcosa... ho ragione!
Estraggo dalla terra una fialetta di vetro e mi tiro in piedi.
Ho un capogiro che per poco non mi scaraventa al suolo.
Mi avvicino alla finestra nel tentativo di vedere meglio quest'oggetto.
Non si vede bene. Allora lo agito per sentire se contiene qualcosa.
Risuona di un liquido. E lo analizzo con le mani per capire se c'è un'etichetta di carta attaccata.
La fialetta è sottile, di vetro, liscia liscia.
Mi siedo sulle palanche di legno.
Quest'oggetto mi sembra prezioso, ho paura che mi scivoli dalle mani.
Lo porto ancora una volta all'orecchio. Il liquido sciacqua allegro.
E se fosse la mia salvezza?
Magari lo ha lasciato un'altra di noi... da questa celle di streghe ne saranno passate, sai quante!
Oppure è un potente veleno che mi provocherà una morte, se non più dolce, almeno privata?
Propendo per la seconda ipotesi... Morirò tra pochi istanti e, di mia mano.
Nessuno spettacoli, signori!
Domani, in Piazza Grande, con la legna che avete preparato arrostiteci le salsicce in mio onore!
Con un colpo secco apro la fiala.
Attendo un istante per un lungo respiro.
Addio mondo, addio vita!
Senza indugio bevo e ingoio.
E' un liquido tremendamente bruciante. Lo sento scorrere per tutto l'esofago.
Attendo un effetto, temo arrivino le contrazioni dello stomaco al passaggio del veleno.
Ma d'improvviso... poff!!!! Sparisco...
Volo sotto un noce dalle fronde larghe e lì.. è lì che mi aspetta il gatto Ziggy...
Incantesimo della sparizione!!!
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