Ecco pena dogliosa
che nel cor mi abbonda,
e sparge per li membri
sì che a ciascun ne vien soverchia parte;
Non ho giorno di posa
come nel mare l'onda.
Core, che non ti smembri?
Esci di pena e dal corpo ti parte
E' una giornata temporalesca. Qui nel carcere è pieno giorno ma è tutto buio.
Non riesco ad abituarmi al clima di Bologna.
Sogno Palermo, la mia Palermo! Compongo versi, imitando lo stile della scuola poetica di corte. Continuando imperterrito a sostenere la politica linguistica di papà.
Ripete sempre ai suoi poeti che la lingua serve ad elevare l'antico dialetto apulo-siculo al rango di "siciliano illustre" per migliorare i rapporti culturali, commerciali ed umani.
La lingua deve unificare la penisola italiana in una condivisione culturale ancor prima che politica.
Sogno Papà che va a caccia col falcone. Nel sogno ho otto anni. Mi dice che non può portarmi con lui per via della mia costituzione gracile. Lo vedo andar via sul suo cavallo saraceno di nome Drago.
Si allontana sorridendo e mi promette che mi porterà un bellissimo trofeo di caccia.
Ad esser sinceri, fisicamente non gli somiglio... papà ha altra tempra, altra vita. Mi manca mio padre. Così mi abbandono alla malinconia, negli angoli bui della cella....
La gente chiama ancora il suo imperatore "Stupor mundi"... e il mondo si è veramente stupito, per la sua mentalità oltre che per le sue gesta.
Ma se penso alla vita di papà dico che nulla per lui è stato facile. Soprattutto l'infanzia che è stata veramente durissima. A partire dalla sua emblematica nascita.
Oltre che emblematica, diciamo pure spettacolare.
La nonna, Costanza d'Altavilla, era una donna piuttosto originale.
Aveva deciso di partorire suo figlio nella piazza principale di Jesi, sotto una tenda da campo... Che gagliarda la nonna!
Si può dire di papà che è un imperatore nato per strada e che la strada lo ha poi educato... Singolare, no?
Dopo tre anni muore il nonno.
Costanza, che sa bene il fatto suo, affida papà, incoronato re di Sicilia, al papa Innocenzo III e dopo pochi mesi muore anche lei. Sicché papà resta solo a tre anni d'età.
Segue il totale sfascio politico. Termina il casato degli Altavilla e il papa abbandona completamente papà al suo destino.
Così il re-bambino vive la sua infanzia nelle strade di Palermo, dove si mescolano ebrei, cristiani e musulmani provenienti da tutti i paesi del Mediterraneo; impara diverse lingue e, soprattutto, il rispetto fra culture diverse.
Mi raccontava spesso che quando nel 1233 tornò a Palermo, dopo aver fatto man bassa di nobili guelfi rivoltosi, si fermò a contemplare i luoghi della sua fanciullezza.
Si ricordò dei suoi precettori Gentile da Manupello e Guglielmo Francesco ma anche del bighellonare per i vicoli di Palermo, dei quartieri detti del Cassaro, della Kalsa e della Vuccirìa.
A Palermo c'erano all'epoca i tedeschi di Marcovaldo, usurpatori del trono di papà e affamatori del popolo.
A proposito. Quanti sanno che il grande Federico II di Svevia, a dodici anni pativa la fame?
La vita da strada doveva essere alla ricerca di sopravvivenza... ma al contempo imparando usi, costumi e, come dicevo, la lingua delle popolazioni cittadine: siciliani, saraceni, normanni, greci, tedeschi ed ebrei.
Tutto il suo regno viene caratterizzato dal problema dell'integrazione razziale badando però anche a contenere le intolleranze di certuni. Come è il caso dei saraceni che vengon ospitati a Lucera, in Puglia, ed integrati nell'esercito e nell'amministrazione dell'impero.
Papà, nel suo spirito profondamente religioso, è capace di concepire l'universalità dello spirito e della civiltà che supera i confini dell'ebraismo, del cristianesimo e della cultura musulmana... e questa sua attitudine è purtroppo a fondamento di molti dei suoi problemi...
La società attuale, i nostri contemporanei, diciamocelo pure in una sol battuta, poco comprendono ed accettano siffatta mentalità!
Da questa cella angusta voglio ricordare mio padre mentre cavalca mirabilmente per i boschi e osserva estasiato la varietà di piante e di animali.
Forse tutti conoscono il trattato di papà sulla falconeria - De arte venandi cum avibus - dove espone le sue tesi naturalistiche in barba a tutto l'aristotelismo!
In queste pagine papà offre spunti di riflessione sulla natura, vista semplicemente dai suoi occhi e dunque fondando le sue ipotesi su fatti vissuti, sperimentati...
Ma chi può capire le sue idee in un clima di pieno guelfismo, d'influenza anti-imperiale, a favore del papa?
La sconfitta di Fossalta mi brucia e ho la sensazione che i bolognesi mi faranno morire in catene... condannato fino alla fine dei miei giorni nelle segrete di questo palazzo!
Bologna è asservita a Innocenzo IV, si sa. Fintanto che la scomunica di papà non verrà tolta, a nulla serviranno i tentativi diplomatici per ottenere la mia liberazione.
Riconosco tuttavia che Innocenzo è un fine politico che palesa la sua responsabilità ierocratica verso il mondo.
Ha costruito una rete incredibile per impedire l'unità italiana, troppo scomoda per il papato.
Nei giorni della scomunica, lanciata dal papa durante il Concilio di Lione nel 1245, io ero a Reggio.
Ma non fu tanto grave la scomunica in sé, visto che papà nella sua vita ne ha collezionate ben tre bensì la sentenza papale relativa alla sua deposizione.
Innocenzo IV depone Federico II con queste esatte parole:
"Per i suoi delitti e per le sue iniquità Dio lo respinge e più non tollera che sia re o imperatore. Noi facciamo soltanto conoscere e denunciamo che, a motivo dei suoi peccati, è respinto da Dio, è privato dal Signore di qualsiasi onore e dignità, e frattanto anche noi di ciò lo priviamo con la nostra sentenza".
All'epoca dei fatti, da Reggio venni immediatamente cacciato mentre Parma, città che era sempre stata a noi fedele, si accese di livore anti-ghibellino. Che voltafaccia!
Rivolte ci furono in diverse città italiane così come pure in Germania...
Ma quell'occasione mi servì per sentire che potevo fare qualcosa per mio padre, venire in suo soccorso.
Il regno era stato ferito, forse mortalmente, ed io sentivo la responsabilità di difenderlo.
Forse per la prima volta riuscii a badare io a lui... il quale poco permetteva di esser soggetto a cure altrui.
In proposito, non ricordo di aver mai visto mio padre stare male.
Mai un raffreddore o un malanno qualunque. Curava se stesso e la famiglia perché possedeva importanti cognizioni in ambito medico e anatomico.
Ha studiato l'intera opera di Ippocrate e possiede una grande biblioteca di testi di medicina e di filosofia.
In tutti i suoi spostamenti papà, oltre che dai suoi fedelissimi, è seguito da una lunga fila di muli che trasportano casse stracolme di codici e pergamene.
Sapete quali sono i libri più cari di mio padre?
Sul comodino c'è il Secretum Secretorum - segreto dei segreti - dell'autore detto Pseudo-Aristotele.
I traduttori di mio padre lo hanno riportato direttamente dal greco.
Invero è un libro di dietologia: quali cibi scegliere e cosa evitare di mangiare per ottenere la migliore forma corporea.
Altra lettura cara, dedicatagli da Adam de Bocfeld, è un trattato di igiene, zeppo di consigli per i bagni e la pulizia, esercizi ginnici per combattere la stanchezza, sistemi naturali di difesa contro i parassiti che ci affliggono nei viaggi e nella vita di tutti i giorni (il De regimine iter agentium vel peregrinantium).
A tal riguardo, sto patendo veramente questa prigionia.
I bolognesi sono gente rude, non si lavano le mani prima di mangiare. Non dico di fare come da noi, che abbiamo imparato dai musulmani ad utilizzare l'acqua di rosa o di arancio... ma, almeno, acqua di fonte!
La mia cella è un letamaio infestato da topi e pulci.
Inutile dirvi che nessuno bada alla mia pulizia e sono due mesi che indosso le stesse vesti.
Chiudo gli occhi e sogno il profumo del mare, dei gelsomini in fiore portati dalla brezza pomeridiana, dei tigli a primavera e degli unguenti odorosi che a corte abbondando e che le nostre donne usano per lenire le fatiche dei guerrieri che tornan provati dalle guerre.
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