l palazzo suona vuoto. Il freddo penetra i muri. La residenza imperiale senza il suo signore sembra di ghiaccio. Tutti i cortigiani sono desolati a causa della perdita dell'imperatore. Morto in un soffio, per una complicazione polmonare.
Il gelo di quest'inverno, il primo senza Carlo, è niente al freddo del cuore che provoca tale mancanza.
Tutti provano la malinconia di quest'assenza.
Carlo Magno era un imperatore presente alla sua gente e percorreva moltissimo il suo territorio.
Il seguito del re era costretto a peregrinare di terra in terra poiché l'imperatore amava incontrare i suoi sudditi.
Attraversava marchesati e contee e sostava tra sedi vescovili ed abbazie.
D'inverno era sicuramente meno mobile ma, se non per viaggiare, fin dall'alba era attivo e spesso veniva accompagnato dalle sue guardie scelte, i palatini, nelle battute di caccia.
A volte, in queste occasioni, i rumori di ferraglia e lo scalpiccio di cavalli mi svegliavano.
Mi alzavo dal letto e andavo alla finestra. Solo per vederlo passare a cavallo.
Per la caccia Carlo indossava solo i semplici abiti dei guerrieri Franchi con un mantello azzurro.
Io ero un cortigiano come tanti... si direbbe un impiegato del palazzo, impegnato nella cancelleria e registravo i molti atti imperiali.
Un giorno l'imperatore chiese di poter parlare con il cancelliere. E poiché questi era malato, andai io.
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Attraversai la grande sala delle udienze.
Carlo Magno era di spalle, presso il caminetto, con aria molto assorta.
Mi inchinai, in attesa di un suo gesto o una sua parola che mi consentisse di alzare la testa.
Rimasi curvo per diversi minuti... poi finalmente si distolse dai suoi pensieri e allora mi liberò dalla scomoda posizione.
"Vorrei conoscere la situazione fiscale dei mansi nella Neustria. Portatemi i documenti che sono stati registrati".
"Si vostra altezza!" - risposi io e, retrocessi di molti passi, prima di voltarmi di spalle e poi andare via.
Feci la ricerca che mi era stata richiesta.
Trovai diversa corrispondenza tra i fideles, persone di fiducia che si occupavano della riscossione delle imposte. Poi varie note sui rapporti con mansionari che erano tenuti a versare un tributo annuo o a commutare con un certo numero di corvées, cioè giornate lavorative al feudatario, e doni in occasione delle varie festività.
Copiai il tutto in una pergamena e, con gli originali, portai il tutto all'imperatore.
Non capivo perché potesse interessargli una faccenda tanto regionale che nella piramide feudale è proprio alla base.
Non chiedeva infatti un controllo sull'amministrazione di una grande contea o di una marca di confine ma piuttosto delle proprietà di piccoli appezzamenti di terreno.
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Solo più tardi seppi che voleva destinare la gestione di un manso alla famiglia della nutrice dei suoi figli e, lo trovai un bel gesto.
Rovistando tra le carte trovai la corrispondenza di una faccenda insolita, finita impropriamente tra la gestione fiscale delle province occidentali francesi. Riguardava un dono ricevuto dall'imperatore nell'802 da parte del califfo di Baghdad: un elefante di nome Abul Abbas!
Incuriosito, chiesi un po' in giro di questa storia.
Effettivamente Carlo Magno curava personalmente il suo elefante che portò a combattere i danesi nell'804.
Fece costruire un enorme recinto nel bosco del palazzo reale ad Heristal (in Belgio). Ed una squadra di dieci scudieri era interamente dedicata alle cure del pachiderma.
Me lo raccontò il mio amico Wynfrith, suo cavaliere, che si fece onore sulle Alpi, nei combattimenti contro i Longobardi di re Desiderio e di suo figlio Adelchi.
Oggi che Carlo è morto, non so proprio come possa sentirsi Wynfrith che consacrò completamente la sua vita per l'Imperatore.
Mi ha raccontato che, pur di diventare cavaliere, da giovane impegnò l'equivalente di venti mucche per provvedere all'equipaggiamento: brunia, elmo, scudo, calzari di ferro, lancia, spada lunga, spada corta.
Con questa attrezzatura si fece molti onori, tanto da essere ricompensato con ricchi bottini e donazioni di terre.
L'imperatore gli concesse molte proprietà in Austrasia che venivano accresciute per tutte le campagne contro i feroci e malvagi Sassoni, sotto la guida di Widuchindo.
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Tuttavia, occorre essere obiettivi. Carlo Magno a Verden, in Bassa Sassonia, ordinò, partecipando anch'egli alle esecuzioni, le decapitazioni di quattromilacinquecento sassoni. Una cifra terribile che mostra dell'imperatore gli aspetti più selvaggi del conquistatore.
Su questo tema c'è purtroppo una sequela di vicende cruente. Come le spedizioni orientali contro gli àvari e la conquista della loro fortezza, il cosiddetto Ring.
Da quella spedizione arrivarono tesori di gemme ed altri preziosi che riempirono quindici carri i quali andarono a rimpinguare il tesoro della corona.
Ora che la storia delle conquiste è passata, cosa sarà di quest'impero?
Le divisioni tra i figli, a cosa ci porteranno?
Oggi siamo tutti uniti nella preghiera della grande chiesa che Carlo stesso volle edificare.
E proprio qui mi trovo ora, tra gli ori e gli argenti di lampadari e balaustre e porte di bronzo massiccio.
I marmi di Roma e di Ravenna delle colonne sono magnifici ma, quanto durerà tutto questo che è stato costruito?
Il sacerdote sta dicendo una messa in suffragio dell'imperatore. Ha appena riposto l'ostiario tempestato di gemme.
Ora il coro sta cantando i salmi. L'imperatore era molto competente nel canto ma non cantava mai in pubblico, se non a bassa voce.
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