Storia di una strega
- Parla l'inquisitore -
[Racconto di Paola Manoni]
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rrende megere, che passate ore davanti al calderone, dedite nel preparare filtri e pozioni... avrete quel che meritate, il fuoco purificatore che emenderà ciò che di voi è guasto!
Donne malefiche che vi trasformate in uccelli mostruosi per rapire i bambini e succhiarne il sangue.
Civette e barbagianni hanno pure il nome 'stria' che vuol dire strega, proveniente dal mondo oscuro degli inferi. E sei tu, strega, ossessione delle mie meditazioni.
Gli anglosassoni ti chiaman 'wicca' che ha come significato "donna sapiente" per via che tra le megere vi sono anche femmine che hanno l'ardire di un sapere perché conoscono cure e rimedi appresi a contatto con la natura.
Inoltre, a cavallo della scopa te ne vai a raggiungere il tuo immondo signore demoniaco.
Io ti perseguiterò, ti stanerò e ti annienterò, ufficialmente e senza pietà.
In nome della costituzione di Giovanni XXII che prevede sia la scomunica che la confisca dei beni delle creature avvezze al demonio.
Si ammette anche la morte dopo patimenti di pene corporali.
A questo penso per annientare le streghe.
Sembra che nel Rione Monti ve ne sia una, di nome Irina.
Devo farle una visitina a casa, trovare le prove della sua attività malefica e, aprire la caccia alle streghe.
I miei amici Jakob Spranger e Heinrich Institor sostengono la mia azione.
Io, come loro in Germania, darò forza ai tribunali speciali per giudicare le streghe e alla nomina degli inquisitori con pieni poteri.
Irina sarà la mia prossima preda.
Mi ha riferito il parroco del suo rione che costei è sconosciuta ai parrocchiani, non si comunica, non si confessa.
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Pare sia stata vista parlare con la sua ombra in una lingua sconosciuta e volteggiare in cielo nelle notti di luna piena.
Il volo non sembra essere il suo forte visto che, sempre le stesse fonti, riferiscono di aver visto decolli non molto eleganti.
Devo trovarne i segni di stregoneria tra le sue mura domestiche.
Devo dire che l'idea di gettare una donna in un fuoco mi alletta.
Chiamo il novizio che mi aiuta a casa e gli dico di tornare con il fabbro e il segretario del vescovo.
Il segretario rinuncia a partecipare all'arresto perché troppo stanco della caccia alle streghe e si ferma in casa mia.
Io il fabbro e il novizio siamo già in strada.
Il novizio osa esprimere un dubbio circa la certezza dell'attività di stregoneria di Irina.
"Cos'è, ragazzo insolente, ti sei già fatto ammaliare dalla strega? E' così che entrerai in monastero?" - replico seccamente.
Il ragazzo impallidisce, balbetta qualcosa che nemmeno sento e arriviamo davanti all'uscio della megera.
Busso.
Nessuna risposta.
Busso ancora.
E ancora nulla.
Si fa avanti il fabbro che dà una castagnola di pugni. Ci manca poco che non crolli la porta.
Poco dopo, una ragazza, bionda e pallida, molto magra, ci viene ad aprire.
Uhmmmm... strega dagli occhi azzurri... chiaro non è il suo pensiero... ecco il primo segno equivoco che in lei cercavo.
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Inizio un breve interrogatorio.
La ragazza non sa rispondere. O meglio, volutamente la incalzo e la metto in crisi, togliendole ogni possibilità di replica.
Intanto i miei due aiutanti perlustrano la casa.
Casa... si fa per dire. Una catapecchia di una stanza. Piena di libri e peli di gatto.
Ed ecco il secondo indizio, il felino. Pure lui con gli occhi chiari. Un altro animale nell'ombra di Satana.
E dopo un breve giro di ricognizione, ecco che spuntano altre due prove schiaccianti: le conchiglie di mare e un sacchetto di artigli.
"E con questi due elementi, l'attività della strega è più che dimostrata" - affermo soddisfatto.
"Ma, signore, sono davvero sufficienti questi oggetti per condannare a morte una persona?" - mi chiede il novizio.
"Vuoi finire tu, bruciato, al suo posto?" - ma è sufficiente il mio sguardo ad incenerirlo.
Poi dico al fabbro:
"Incatenala che la portiamo via".
L'artigiano esegue il suo lavoro senza farsi troppe domande.
Noto che la giovane strega ha dei polsi molto sottili. Ha un portamento elegante.
Sarebbe stata una bella moglie e madre. Peccato che si sia macchiata di questi crimini terribili.
Si è farcita la testa di letture, con tutti i libri che stanno in questa catapecchia! Si sa che le donne non hanno la capacità di sopportare il peso della conoscenza e per questo devono restare ignoranti.
"Domani, cara mia, faremo un discorsetto. Vediamo se potrò aiutarti ad uscire dalla tua misera condizione" - dico con tono insinuante.
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Non mi risponde. Manifesta un carattere determinato nel sostenere tanto silenzio.
Tenterò di estorcerle una confessione. Almeno potrò condannarla al rogo con la coscienza a posto.
Potrò dimostrare che non sto sbagliando e che la legge è la dalla mia parte.
"In galera per due tre giorni, giusto il tempo di istruire il processo".
Come inquisitore ho pieni poteri, sicché non devo fare altro che compilare i verbali e archiviare la pratica.
Quando la portiamo via si divincola e urla:
"Fatemi abbracciare almeno il mio gatto per l'ultima volta"!
Il gatto è sulla porta, il pelo arruffato, osserva la scena.
Non rispondo a siffatte richieste insulse.
Che senso avrebbe mai salutare un animale?
Vorrà comunicargli qualche messaggio per il maligno?
Tiriamo dritti, ignorando la richiesta della strega.
I ragazzi scaricano la prigioniera in prigione.
Io mi avvio verso casa. Ho un certo languorino di stomaco. La mia perpetua avrà già cucinato qualcosa per cena.
La notte è calda e profumata. Carica di primavera.
Vado a letto ma non riesco a dormire. Ho nella mente il volto di quella donna.
Lo sguardo lungo e triste. Ma no, non cederò a sentimentalismi.
Nessun dubbio, tutto cospira contro di lei.
E poi, quand'anche io sbagliassi, meglio una vita di meno che un servitore del demonio in più.
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